N. 166 -
ottobre 2023
A proposito di
LA Y GENERATION
Y generation
L’era digitale è caratterizzata da una generazione giovane che è nata con le nuove tecnologie, ne viene plasmata, le usa con grande disinvoltura e anche con grande indifferenza e inconsapevolezza dei meccanismi profondi che le regolano, attenti a un uso solo opportunistico, funzionale. Cambia il modo di comunicare, la percezione del tempo e dello spazio, il concetto di realtà, come pure il modo di fare i figli, di allevarli e di educarli, di apprendere e di insegnare.
Descrivere i giovani, oggi, richiede un notevole sforzo di conoscenza e di comprensione dei linguaggi, delle forme di comunicazione ed espressione loro propri. Il giovane di oggi si connette a tempi multipli e si muove attraverso spazi decentrati e ambivalenti. A tutti i meridiani e i paralleli, gli ambienti che frequenta sono sempre più spazi dove il tempo e il consumo di beni, reali e virtuali, si fondono e confondono.
La cosmovisione giovanile si configura a partire da interscambi comunicativi planetari. I giovani sperimentano una sensazione di ubiquità, muovendosi attraverso le diverse culture e geografie virtuali, entrando in relazione con altre lingue, altre culture, diventando protagonisti di un apprendimento ibrido. Essi “sono” la comunicazione odierna, ci sono nati, la amano, la consumano e la producono.
La Y generation acutizza la sensibilità e i processi cognitivi, parte dall’immagine. È una generazione abituata a mettere in comune le esperienze, a confrontarsi in modo diretto, a darsi consigli e a dialogare simultaneamente.
La sua giornata scorre da una tastiera all’altra: passano velocemente dal cellulare al computer all’iPod (questa attività viene detta multitasking) vivendo (o meglio attraversando) molteplici esperienze. Contemporaneamente studiano, chattano, ascoltano musica, rispondono al cellulare, guardano la televisione (sul web, ovviamente).
Il tessuto sociale è ormai spaccato in due grandi gruppi culturali: i digital natives (nativi digitali), loro, i giovani, che sono nati nel mondo della tecnologia digitale, e i digital immigrants (immigrati digitali), noi, che ci siamo stati proiettati (o sbalzati?) da adulti.
La frattura è generata da un’alterazione dei collegamenti neurali del cervello delle giovani generazioni, che modifica e trasforma i tradizionali divari generazionali in qualcosa di nuovo: una voragine, che gli scienziati chiamano brain gap. Nei bambini che hanno un’interazione precoce con la televisione e con il computer, le connessioni cerebrali si sviluppano in modo diverso rispetto a chi esercita un’attività di lettura e scrittura o un’attività corporea. In particolare oggi nella scuola (ma non solo), vengono a contatto insegnanti e allievi che, per le loro diverse esperienze cognitive precoci, hanno strutture cerebrali diverse e perciò dialogano con grande difficoltà.
Questa vera e propria mutazione antropologica si traduce in un bisogno di lateralizzarsi, di essere continuamente connessi nel contesto fluido dell’informazione.
