N. 166 -
ottobre 2023
A proposito di
LA CENTRALITA' DEI SOCIAL NETWORK
Il web 2.0 segna il passaggio dalla prima forma di Internet (il web 1.0 con le pagine web, i siti statici, i motori di ricerca, ecc.) al social network (SN), cioè ambienti come Wikipedia, Google, YouTube, Facebook, Twitter ecc., caratterizzati da socialità, interattività, multimedialità, ipertestualità, condivisione delle conoscenze, facilità d’uso, autorialità dell’utente nella produzione della comunicazione stessa (user generated content).
La centralità dei social network nella vita dei giovani è di tipo valoriale. Le piattaforme per la socialità in rete si inseriscono con forza nel tempo quotidiano dei giovani, i loro servizi diventano sempre più “indispensabili”, in quanto legati a una contemporaneità accelerante e complessa, che necessita di strumenti che semplificano e stabilizzano relazioni e tempi, aumentano la molteplicità del reale e le occasioni di relazionalità.
I giovani se ne servono per controllare i “movimenti” dei propri contatti, “tracciare” gli spostamenti degli amici e conoscenti: si tratta di porre la cerchia amicale in una continuità tra online e offline. Attraverso i social network i giovani si “prendono cura” degli amici, organizzando vere e proprie “compagnie” consolidate attorno ad interessi, scopi comuni: un modo di continuare a sentire “tutti vicini”. I SN attivano e coltivano il desiderio di mantenere sempre aperta la comunicazione con i propri amici, rimanendo sempre connessi, raggiungibili, rintracciabili durante ampie fasce della giornata.
È “il non sentirsi mai soli” e isolati, ma sempre al centro dei pensieri della propria rete di amicizie. Non ultimo, attraverso i social net work i giovani diventano “autori” di comunicazione, produttori di contenuti audio, video, testi, immagini che vengono poi condivisi per intessere e mantenere le relazioni. Un esempio lampante è la “distribuzione” di file musicali attraverso supporti digitali portatili, come l’Ipod e che, attraverso la rete, vengono poi distribuiti e “ascoltati” in gruppo.
I giovani vivono la comunicazione in rete in continuità: l’online e l’offline non sono mondi paralleli, ma un unico spazio “reale” di esperienza, diversamente articolato e unificato dalle pratiche e dalle relazioni. La centralità della relazione si gioca nelle dinamiche del riconoscimento e della fiducia come chiave di accesso alle cerchie sociali, che costruiscono relazioni stabili, custodiscono memorie e si aprono alle potenzialità del futuro. Viene messa in atto una vera e propria capacità di “starecon”, di condividere, di accompagnarsi a vicenda sia nei momenti di passaggio della vita, sia nella quotidianità. In questo caso, le parole (scritte e parlate) valorizzano e tessono uno spazio comune e creano le condizioni per dare e ricevere gratuitamente, la capacità di narrare di sé con fiducia, costruendo, dal basso, un ambiente in cui la dimensione personale viene messa in comune.
Rischi e ambiguità
A fronte di queste che sono “buone notizie”, è importante non sottovalutare rischi e le ambiguità che derivano soprattutto dalla velocità di interazione, dalla rapidità di diffusione delle informazioni e dalla costruzione della comunicazione in Rete, che sopprimono la dimensione temporale, annullando il passato e rischiando di appiattire tutto sul presente.
La moltiplicazione delle amicizie online possono essere a scapito di una profondità di tali relazioni perché fondate su legami deboli. Il misurarsi con una o più identità digitali, mentre da una parte rivela l’estrema versatilità dei giovani a “stabilire” contatti, dall’altro paventa il pericolo che l’identità, ancora in fase di consolidamento soprattutto nella preadolescenza ed adolescenza, si pluralizzi in una miriade di comunità virtuali anche loro declinate al plurale, dove si punta alla collaborazione e all’interazione sociale, ma dove è altrettanto presente la “confusione” tra dimensione pubblica e privata.
Allo stesso tempo, forme di banalizzazione per evitare il conflitto o di omologazione, dove non si esprimono posizioni dissonanti rispetto a quelle del gruppo; l’espressione dell’intimità che passa attraverso modelli “allineati” al gruppo, o si esprime prevalentemente in forma indiretta e mediata; il prevalere di una parola puramente detta, che impoverisce lo scambio e rende impossibile l’incontro, al di là dell’esserecon; l’amicizia che si costruisce sulle basi della similitudine e dell’affinità, lasciando fuori tutto ciò che è “altro” (per età, autorevolezza, diversità di storie e vedute; alterità rispetto alla dimensione dell’intimo; alla dimensione dell’immanenza).
Senza un’apertura all’alterità difficilmente può esserci incontro e comunicazione; il non voler “emergere” come persona porta ad inibire la responsabilità, la testimonianza; il non riuscire ad articolare la dimensione privata con quella pubblica, in vista della partecipazione a una società civile digitale.a polare.
