N. 165 -
settembre 2023
A proposito di
PERCORSI SPERIMENTALI PER NUOVE DIPENDENZE
Diversamente dalle risposte terapeutiche per il tossicodipendente “tradizionale”, l’intervento previsto per il consumatore problematico di cocaina o per soggetti dipendenti da “nuove droghe”, “G.A.P” (Gioco d’Azzardo Patologico), o per persone con “dipendenza affettiva”, deve tener conto del fatto per cui la loro identità è in qualche modo un’identità scissa e l’intervento non può avere, se non per periodi brevi di crisi, le caratteristiche di un intervento totalizzante.
Deve essere part-time nel senso organizzativo e psicologico, nella misura in cui non deve necessariamente mettere in crisi la persona e il suo sistema di vita ma la sua identità a rischio, rispettando e valorizzando gli aspetti funzionali della sua socialità.
Infatti, la caratteristica più rilevante delle risposte che vengono date al tossicodipendente più tradizionale da eroina è quella che riguarda la dimensione dell’intervento: ad una identità totalizzante si contrappone una cura totalizzante (la Comunità Terapeutica).
I soggetti con dipendenze comportamentali presentano caratteristiche socio-demografiche peculiari e, pur essendo numericamente consistente, difficilmente viene intercettata dagli organismi preposti alla cura delle dipendenze.
La nostra ipotesi prevede il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
– Sperimentare moduli flessibili ed individualizzati di trattamento, destinati alla presa in carico di soggetti, privi di evidenti compromissioni sul piano sociale e lavorativo, che manifestano consumi problematici di cocaina o con dipendenze comportamentali;
– Offrire un servizio di aggiornamento e consulenza, destinato a professionisti e organizzazioni dell’area sociosanitaria (medici di base e ospedalieri, operatori dei Ser.T. e del privato sociale) che possono intercettare le domande di questa categoria di consumatori;
– Offrire un servizio di orientamento rivolto ai cittadini che entrano, più o meno direttamente, a contatto con le suddette problematiche;
– Valutare, sul piano clinico e organizzativo, l’efficacia dei moduli trattamentali sperimentati.
L’intervento ipotizzato è part-time nel senso organizzativo e psicologico nella misura in cui non deve mettere in crisi la persona e il suo sistema di vita ma la sua identità a rischio (riti, tempi e motivazioni del consumo) rispettando e valorizzando gli aspetti funzionali della sua socialità. Ancor più evidente appare, in questi casi, la necessità di un intervento individualizzato.