N. 189 -
settembre 2025
Conversando
IL DOVERE DI NON TACERE
Nel cuore del nostro impegno educativo e sociale, il Cento La Tenda non può che aprirsi con una riflessione urgente e dolorosa: quanto sta accadendo a Gaza è una tragedia di proporzioni immani, che interpella la coscienza di ciascuno di noi.
Mentre scriviamo, migliaia di civili sono intrappolati in un conflitto che non risparmia nessuno. Ospedali bombardati, bambini uccisi, famiglie spezzate. Le immagini che arrivano da Gaza non sono solo cronaca: sono ferite aperte nella carne viva dell’umanità.
In questo contesto, il silenzio non è neutrale. Tacere equivale a voltarsi dall’altra parte. E CaosInforma, che da sempre si propone come spazio di parola, di pensiero critico e di cura, non può ignorare l’urgenza morale di prendere posizione.
La nostra vocazione educativa ci impone di leggere i “segni dei tempi” e di dare voce a chi non ha voce. Gaza oggi è il simbolo di una sofferenza che supera ogni confine geopolitico: è il grido di chi chiede giustizia, protezione, dignità.
Il prossimo numero di caosinforma dedicato alla costruzione del futuro, si apre dunque con una ferma dichiarazione: il futuro non si costruisce sulla distruzione. Non si costruisce ignorando il dolore. Non si costruisce senza la verità.
Invitiamo tutti i lettori, operatori, volontari, educatori e cittadini a informarsi, a riflettere, a mobilitarsi. A fare della propria voce uno strumento di pace. Perché il futuro che vogliamo generare non può che partire da qui: dal rifiuto della violenza, dalla difesa della vita, dalla solidarietà concreta.
Gaza ci chiama. E noi rispondiamo.
ULTIM'ORA
Proprio in queste il grido di dolore che si è levato da Gaza, amplificato dalla solidarietà espressa da più parti in appoggio alla causa del poplo palestinese sembra aver trovato un primo ascolto: Hamas ha dichiarato la propria disponibilità a rilasciare tutti gli ostaggi e a rinunciare al potere nella Striscia, accettando di affidarne l’amministrazione a un organismo tecnico palestinese indipendente, sostenuto da una cornice araba e islamica. Israele, dal canto suo, ha r idotto l’offensiva militare, limitandosi a manovre difensive, mentre la comunità internazionale, con il sostegno esplicito del presidente Trump, ha aperto la strada a negoziati concreti per una pace duratura.
Questi sviluppi, seppur ancora fragili, ci parlano di possibilità. Gaza non è più solo il simbolo del dolore, ma anche della speranza che nasce dal coraggio di cambiare rotta. L’Ucraina, da tempo, è il volto di una resistenza che non rinuncia alla libertà. In entrambi i casi, il dolore non è solo geopolitico: è umano, universale, e ci riguarda.