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N. 154 - settembre 2022
Approfondimenti

DISAGIO SCOLASTICO IN CAMPANIA Qualche dato

“Save the Children” lancia un allarme per la Campania in vista della ripartenza delle scuole: la Campania, secondo i dati dell’associazione di tutela dei più piccoli, è la Regione d’Italia con la maggiore “dispersione scolastica implicita”, ovvero quel meccanismo connesso all’impoverimento educativo e alla povertà materiale anche dopo il compimento del percorso di studi obbligatorio. I numeri elencati sono da brividi: il 23,1% dei giovani fra i 15 e i 29 anni in Italia si trova in un limbo, fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione: il numero dei Neet è il più alto dell’Unione Europea, oltre il doppio di Francia e Germania. E il 12,7% degli studenti non arriva al diploma, perché abbandona precocemente gli studi. C’è poi una percentuale rilevante, il 9,7% del totale, quasi un diplomato su 10 nel 2022, «senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell'Università». È quanto emerge nel rapporto “Alla ricerca del tempo perduto” pubblicato in vista della riapertura delle scuole: l’associazione segnala alcuni deficit strutturali a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempi educativi, mettendo in luce un paradosso: laddove la povertà minorile e più alta, e sarebbe dunque importante un’offerta formativa di qualità, «la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre».

Il rapporto segnala una forte disparità geografica nella “dispersione implicita”, che risulta più alta in Campania, al 19,8%. L’analisi, poi, s’allarga anche ai dati Invasi pubblicati negli scorsi mesi: se si guarda alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. L’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del Sud va ben oltre la media nazionale (del 12,7%), con punte in Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%) e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%).