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N. 142 - aprile 2021
Conversando

DIPENDENZE COMPORTAMENTALI

Con questo numero di caosinforma Intendiamo  riprendere una riflessione, avviata qualche anno fa,  su un tipo di droga molto più subdolo, immateriale, ma (ahi noi) molto più diffusa e pervasiva di quelle riconosciute chiaramente e scientificamente.  

E che sempre più pervade la nostra società e interroga il nostro Centro.

Una droga che, per parafrasare la "società liquida", vogliamo qui definire "droga liquida", da non confondere con l'alcolismo, che pure ne è una significativa espressione.

Difatti, come  sosteneva Zigmunt Bauman *(1), con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più per l'altro un "compagno di strada" ma un antagonista da cui guardarsi e con cui non si fa in tempo a condividere un sistema di regole e di valori, che ne avanza velocemente un altro. Ciò lascia, di fatto, un vuoto di identità sociale e personale che ci si illude di colmare con la velocità dei nostri ritmi o col possesso di oggetti, e sostanzialmente evitando di coltivare sentimenti di attaccamento alla comunità sociale, quindi relazioni valide, e di porsi domande sul senso e sul significato della vita.

Un atteggiamento socialmente diffuso, una sorta di moderna anomia sociale (per usare una categoria utilizzata dal fondatore della sociologia moderna, Emile Durkheim  memoria *(2)) che ha minato le basi della contemporaneità, l'ha resa fragile determinando una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di "liquidità" e dove le uniche soluzioni per l'individuo senza punti di riferimento sono l'apparire a tutti i costi e il consumismo. In realtà si tratta di un consumismo che non mira al possesso di oggetti di desiderio in cui appagarsi, ma che li rende subito obsoleti, e il singolo passa da un consumo all'altro in una sorta di bulimia senza scopo.

"La modernità liquida", per dirla con le parole del sociologo polacco, è "la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza".

Le nuove droghe, o meglio le nuove dipendenze, sono quanto mai funzionali a questo tipo di mentalità e, aspetto ancor più caratterizzante, ne rappresentano, almeno simbolicamente, la costante. Difatti l'elemento costante delle nuove dipendenze è proprio il loro mimetismo sociale, la capacità di nascondere la loro pericolosità (in quanto "conformiste"), il loro fortissimo potere di condizionamento e di proliferazione, essendo "culturalmente" diffuse. Stiamo parlando, per esempio, della dipendenza dal gioco, della dipendenza dai social network, della dipendenza da internet, della dipendenza dalla pornografia, della dipendenza dall'eccesso di informazione.

E a queste nuove droghe che, detto per inciso, non sostituiscono quelle "vecchie", dedichiamo uno spazio di approfondimento nelle rubriche del nostro caosinforma.

*(1) Zygmunt Bauman (Pozna?, in Polonia, 19 novembre 1925 - Leeds, in Inghilterra, 9 gennaio 2017) è stato un sociologo, filosofo e accademico polacco di origini ebraiche. L'esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull'estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l'essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore.

*(2) Émile Durkheim (Épinal, 15 aprile 1858 - Parigi, 15 novembre 1917) è stato un sociologo, antropologo e storico delle religioni francese. La sua opera è stata cruciale nella costruzione, nel corso del XX secolo, della sociologia e dell'antropologia. L'anomia si riferisce alla perdita di pregnanza delle norme sociali e alle condizioni in cui esse non controllano più le attività dei membri della società. Senza regole chiare gli individui non possono trovare il loro posto nella società. Questo processo produce insoddisfazione.

 

 

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