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N. 160 - aprile 2023
A proposito di

LA SPERANZA DELLA FUSIONE NUCLEARE

I dati dell’Onu parlano chiaro: gli ultimi rapporti descrivono processi che sembrano ormai irreversibili. Fra questi, il riscaldamento dell’Amazzonia, che potrebbe trasformare la foresta pluviale in una savana, convertendola così da serbatoio di ossigeno in fonte di carbonio, e lo scioglimento del permafrost che rilascia metano, a sua volta un potente gas serra.

Siamo di fronte a una minaccia incredibile, in cui si mescolano molti interessi: basti ricordare che le più grandi multinazionali del mondo sono legate all’energia. Si tratta di andare verso un nuovo modello di generazione energetica, ma anche verso un diverso modo di produrre, di consumare e di vivere.

Le modifiche necessarie interessano ogni aspetto dell’economia. Questo è il problema più difficile che la politica pubblica abbia mai dovuto affrontare: è globale, colpisce ogni punto del Pianeta. La sfida è colossale, unica nella storia.

Non sono pochi a pensare che essa non abbia soluzione, a meno che non venga a salvarci una novità tecnologica capace di riassorbire il carbonio con cui abbiamo bombardato la stratosfera.

A questo proposito, abbiamo appena appreso che alcuni scienziati negli Stati Uniti sono riusciti a ricreare una fusione nucleare. Così, siamo più vicini a disporre di una fonte di energia pulita quasi illimitata, ma resta ancora molta strada da percorrere prima che la fusione alimenti le nostre case con l’elettricità.

In ogni caso, non si può andare avanti così: dobbiamo orientare la transizione verso un modello di sviluppo più completo e inclusivo, basato sulla solidarietà e sulla responsabilità internazionale e intergenerazionale.