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N. 154 - settembre 2022
Cronache emotive

L'INGANNO DELL'ATTIMO FUGGENTEL' "INGANNO" DELL'ATTIMO FUGGENTE OVVERO DALLA "SCUOLA-EDIPO" ALLA "SCUOLA-NARCISO"

Oggi, i ragazzi finiscono sempre più per crescere non come una volta nel conflitto tra il sé e l'altro bensì nel conflitto tra il sé reale e il sé ideale.

Da qui molto spesso la delusione di sé, anziché lo scontro con l'adulto. Anche la Scuola si trova a dover affrontare trasformazioni continue, una sorta di dissodamento del terreno che la costituiva.

Il sempre crescente numero di alunni di paesi e culture diverse costringe il sistema educativo per eccellenza, quello istituzionale, a misurarsi con se stesso, a interrogarsi sulle proprie modalità e sui propri fondamenti etici. In tal senso, la Scuola deve, se vuole rispettare il suo mandato formativo, farsi carico del compito di integrare e di includere i nuovi cittadini dello Stato, dell'Europa e del mondo trovandosi però nella scomoda condizione di dover poi negare ciò che prima ha in qualche modo promesso.

Necessaria altresì l'integrazione con altre agenzie formative, informali e/o non formali. In questa prospettiva, perfino il mitico prof Keating, l'affascinante professore del magnifico film "L'attimo fuggente" di P.Weir, è in realtà pedagogicamente un perdente in quanto, nell'indurre i suoi studenti a una rivoluzione che lui non ha il coraggio di fare, genera dietro di sé una carica distruttiva e potenzialmente tragica (come nel caso dell'allievo che arriva al suicidio per non aver potuto seguire la sua passione per il teatro), un movimento incontrollabile e socialmente pericoloso. Riflettiamo dunque.

Il lavoro dell'insegnante deve essere un modello di responsabilità da seguire, un lavoro di cura, di resilienza psichica in cui ciascuno possa essere valorizza to, perché no, anche a partire dal segno interno delle proprie ferite, dalle cicatrici esistenziali di cui ciascuno ha sofferto. In tal modo, lavorare e insegnare vorrà dire favorire e sprigionare capacità rigenerative reciproche e preziose, lasciare un segno che aiuta a crescere. 

E farlo anche se tutto sembra remare contro. Gli insegnanti, insomma, per generare qualcosa di positivo e di nuovo debbono affrontare la fatica di oltrepassare una "scuolaEdipo" fatta di forza e autorità, di obbedienza e repressione, e di evitare al contempo il rischio di una "scuola-Narciso", in cui genitori e figli mirano al successo troppo facile e al culto individuale della prestazione, nel disprezzo del senso autentico dell'Istituzione. Abbiamo bisogno dunque di proporre identità assertive ma non autoritarie, personalità forti ma non rigide, nell'affiancare la crescita dei nostri ragazzi con una mentalità aperta e flessibile ma anche ferma e responsabile.

Difatti, il mondo giovanile cambia nel modo di comunicare, così come cambia la percezione del tempo e dello spazio, il concetto di realtà, di apprendere. È una generazione abituata a mettere in comune le esperienze, a confrontarsi in modo diretto, a darsi consigli e a dialogare simultaneamente.

La loro giornata scorre da una tastiera all'altra: passano velocemente dal cellulare al computer all'iPod (questa attività viene detta multitasking) vivendo molteplici esperienze. Non a caso la società oggi dimostra una singolare impotenza a risolvere i "problemi della scuola", tanto che la scuola sembra in una sorta di crisi perenne da cui non riesce a uscire, una crisi che si manifesta prima di tutto come un malessere in tutti coloro che hanno a che fare con essa.

Di fatto, il primo problema "vero", è il cambiamento. E la scuola dovrebbe essere pronta a cambiare e a cambiare profondamente, riesaminando alla radice i suoi compiti e i modi di adempierli. Invece la scuola è la sola istituzione della societa' che non cambia e che anzi ha una particolare resistenza a cambiare. Con questo numero di caosinforma, vogliamo dunque portare l'attenzione sui problemi della scuola per provare, almeno, a capirne le ragioni meno superficiali. Ed è all'analisi di questi problemi che dedichiamo questo numero di caosinforma, come necessaria premessa alle possibili soluzioni che, peraltro, non possono riguardare il solo mondo della scuola e che dovrebbero far capo ad un sistema formativo integrato dalle diverse agenzie che lo compongono: formali, non formali, informali.