089 481820 - Via Cristoforo Capone, 59 Salerno info@caosinforma.it
N. 153 - agosto 2022
Approfondimenti

IL METODO MONTESSORI

MARIA MONTESSORI: UN PO’ DI STORIA

I bambini frenastenici

Gli interessi della giovane Maria passarono dalla medicina sociale al trattamento dei disturbi mentali fino alla cura dei bambini con questi disturbi.

Fu colpita soprattutto dalle condizioni miserevoli in cui vivevano questi bambini.

 Ma chi erano i bambini frenastenici a quei tempi?

Bastava poco per far finire un bambino in un istituto per disturbati mentali bastava essere povero e abbandonato a se stesso.

 Un bambino lasciato in uno stato di degrado spesso non riusciva a sviluppare le proprie capacità e il proprio carattere come gli altri bambini arrivando così ad essere definito frenastenico, ovvero impossibile da educare e confinato in un istituto di accoglienza. Un bambino che presentava certi disturbi sociali o di apprendimento veniva incasellato in una categoria della oligofrenia che presentava tre livelli di gravità. Il  più lieve era  considerato imbecillità, poi il ritardo mentale infine il più serio l’idiozia.

Per attribuire il livello di disturbo venivano analizzati i molteplici elementi come i tratti somatici, lo stadio del linguaggio, la capacità di giudizio, la capacità mnemonica o la forza di volontà.

 La scuola era modellata sulla società dell'epoca che era fortemente capitalista. Vigeva una disciplina rigida e crudele volta a preparare i bambini a ciò che li aspettava nel mondo: obbedienza e conformità.

I soggetti che non si attenevano gli obiettivi pedagogici venivano scartati, confinati nei centri di accoglienza dove trascorrevano le giornate praticamente senza far nulla.

Il mondo in una briciola.

Una mattina Maria Montessori in una delle sue visite ad un asilo fu accompagnata in una stanza dove erano rinchiusi dei bambini considerati deficienti. La  stanza era priva di stimoli e gli unici eventi della giornata per quei bambini erano i pasti.  Finito di consumare il cibo, i bambini si gettavano sul pavimento raccogliendo le briciole di pane con le dita, le accarezzavano e le portavano alla bocca.

Questo comportamento non era dettato dalla fame ma dalla mancanza di stimoli. 

Quelle briciole erano gli unici oggetti di svago nella loro esistenza.

Maria Montessori ebbe la  dimostrazione che la mente di quei bambini desiderava  impegnarsi in un compito. Quelle briciole di pane davano loro l'unica occasione di servirsi della mano e del pollice. 

Intuì che i piccoli avevano bisogno di fare di stabilire un contatto con il mondo, erano isolati e cercavano di sviluppare il corpo, la mente, la personalità.

Vide che nei loro occhi c'era la fiammella di intelligenza che c'è in tutti gli uomini e decise di alimentarla.

Capì che  il loro problema non era medico ma pedagogico.

Le cause sociali: bambini abbandonati.

Alla fine dell'Ottocento si credeva che i bambini frenastenici avessero handicap psicomotori a causa esclusivamente di carezze biologiche.

Maria intuì che l'origine biologica non era la sola responsabile dei loro problemi psicofisici ma vi erano anche cause sociali ambientali e storiche del disagio mentale dovute soprattutto alle pessime condizioni di vita.  C'erano situazioni igieniche precarie, miseria fisica e morale, l'ambiente misero della campagna e della città, lo sfruttamento della classe proletaria.

L'ignoranza e l'analfabetismo erano caratteristiche di un ambiente che favoriva la degenerazione fisica e morale anche di bambini normalissimi. Dietro un bambino sporco malato affamato sfruttato c'era una famiglia sporca, malata, affamata, sfruttata e prima fra tutti una madre.

Le cause che facevano degenerare i bambini anormali erano  le stesse che impedivano uno sviluppo della personalità dei bambini cosiddetti normali.

Era la società essere deficiente a giacere in un’ignoranza secolare, costretta a raccogliere briciole e condannata all’inedia.

La nascita del metodo

Maria  introdusse i bambini in un ambiente che li stimolasse a svilupparsi intellettualmente e fisicamente. Nacque così su metodo una pratica educativa attraverso la quale il bambino frenastenico sottoposto a stimoli continui è invitato a compiere lavori manuali e intellettuali.  

Lo stesso bambino acquisiva competenze professionali attraverso le quali sarebbe divenuto utile alla società. 

Maria riuscì a far sostenere loro l'esame di stato non in classe speciali ma insieme ai loro coetanei normali sottoponendoli alle prove di lettura scrittura e aritmetica. Qualcuno di loro risulta persino più bravo dei cosiddetti bambini normali

Nel 1897 Maria durante un congresso nazionale di medicina svoltosi a Torino lancia la sua prima esplicita accusa.

I bambini ritardati e disturbati identificati come potenzialmente a rischio non erano affatto criminali in potenza. Il problema vero era che non veniva proposto loro niente che li stimolasse e a svilupparsi intellettualmente e fisicamente.

Maria spiegò anche il motivo principe della delinquenza minorile risiedeva nella mancanza di cure e di assistenza verso i bambini ritardati disturbati dalla identificati come potenzialmente a rischio questi bambini non erano affatto il criminale in potenza era l'ostilità in cui vivevano e la mancanza di attenzioni che avrebbero potuto trasformarli a lungo andare in delinquenti.

La  maggiore responsabilità di questa degenerazione sociale di individui già naturalmente deboli era la scuola, ossia l'impianto educativo sia fisico che morale improntato sul binomio punizione ricompensa.

Le conseguenze della educazione sbagliata

I bambini finivano in strada, sfruttati o messi in prigione o il manicomio. La società torna a occuparsi di loro solo quando alcuni finivano per diventare delinquenti.

Alla base del metodo montessoriano c'era il cosiddetto metodo fisiologico ideato da Edward Segan.

Per l'educazione dei bambini ritardati il metodo era basato essere basato sui precedenti lavori del Francese e Jean Marc Gaspard Gitard maestro di sala che negli anni della rivoluzione francese lavora in un istituto per sordomuti e inoltre cerca di educare un selvaggio chiamato Victor.

Il metodo fisiologico ideato da Seguin  era noto e diffuso nelle cliniche psichiatriche agli inizi del Novecento ma raramente veniva applicato correttamente.

Anche se veniva a letto non veniva pienamente compreso e gli educatori piuttosto che seguire Segan preferivano impiegare con i bambini affetti da deficit gli stessi metodi della scuola tradizionale.

La Montessori moto aveva compreso che il metodo fisiologico non era solo tecnica ma anche spirito.   L’ insegnante doveva curare la modulazione della voce curare il proprio abbigliamento e in un certo senso affascinare lo studente. Questi metodi erano in grado di aprire l'animo degli sfortunati bambini della clinica psichiatrica.

Quello che si chiama: l'incoraggiamento,  il conforto,  l'amore e il rispetto sono le vie dell'anima umana e chi più si prodiga in questo senso più intorno a sé rinnova e rinvigorisce la vita.

Il materiale educativo

Il materiale di sviluppo utilizzato per i bambini deficienti derivato dei lavori di Ethan e Segan, venne adattato e arricchito dalla Montessori per essere utilizzato anche coi bambini normali, la pedagogia scientifica.

Maria si sentiva sempre più distante dalla medicina clinica e più catturata dalla pedagogia. Credeva fosse possibile lavorare  con un metodo educativo capace di superare i modelli di Segan. Un'educazione basata sui principi scientifici ma non priva di una forte componente umanistica sarebbe stata la medicina per bambini con ritardi mentali.

Tuttavia l'interesse di Maria non era solo indirizzato ai bambini con difficoltà mentali.  

“Mentre tutti ammiravano i progressi dei miei idioti io cercavo i motivi per cui i bambini sani e felici della scuola pubblica e stavano su un piano talmente basso che i miei allievi infelici li uguagliavano nei test di intelligenza.

 Maria voleva cambiare una società che non riconosceva come diritto fondamentale dell'individuo la possibilità di realizzare la propria persona mediante le personali capacità.

Voleva cambiare il bambino per trasformare quel metodo che si era  rivelato così efficace per stimolare alla vita i suoi piccoli pazienti, applicandolo su bambini normali.

Avrebbe liberato la loro personalità in modo meraviglioso e sorprendente.

La pedagogia scientifica

Cominciò  così a sviluppare una pedagogia scientifica ovvero a guardare la infanzia con uno sguardo scientifico e a prendersi cura del bambino nella sua complessità.

Tenendo presente i diversi fattori che lo influenzano come il contesto la salute fisica e le condizioni sociali crea  una nuova psicologia dell'apprendimento basata sul lavoro diretto nelle aule e non su una teorizzazione astratta

Maria plasma i metodi sulle specifiche necessità del bambino e testandoli sui piccoli e quando vedeva che funzionano,  mostra ai maestri che stava formando che alla base di tutti i suoi materiali c'erano unicamente i sensi.

Gli strumenti da lei ideati erano semplici e al contempo estremamente creativi. I tavoli delle superfici lisce o rugose per esercitare il tatto, le casse che fungevano da tamburi, una  serie di campanelle che riproducevano la scala musicale per stimolare l'udito.

In quanto medico Maria sapeva che attraverso il gioco si attivavano diverse aree del cervello e questo favoriva lo sviluppo di reti neurali.

L'ambiente e l'esperienza doveva divenire in un luogo piacevole che li facesse sentire accolti e a proprio agio. 

A quei tempi nelle scuole primarie, i bambini stanno seduti al loro banco a ripetere una volta dopo l'altra ciò che diceva il maestro e Maria era sconcertata da questi metodi che reputava antiquati e inefficaci.

Riteneva che ingabbiavano  solo la capacità creativa dei bambini e limitavano  il loro potenziale unico e irripetibile. Difatti   i bambini passavano il tempo in un ambiente malsano e giocavano pochissimo all'aria aperta.

Erano  trattati per quello che sarebbero diventati in futuro: ingranaggi di un sistema di lavoro rigido e implacabile.

Il ruolo dell’insegnante

 Maria sosteneva che l'insegnamento non dovesse essere un'imposizione o un insieme di ordini impartiti da un percorso graduale.

Il maestro doveva considerare L'alunno non come parte di un gruppo da tenere a bada ma come singolo individuo con le sue peculiarità e necessità. Doveva mettere il bambino in contatto con il mondo circostante osservarli nelle sue manipolazioni e proporgli i materiali, le attività più adeguati per raggiungere diversi livelli di apprendimento.

Doveva essere una guida, un intermediario più che una figura autoritaria incline a dare ordini e a porre divieti.

Non doveva intervenire nei litigi tra i bambini a  meno che fosse strettamente necessario.

Non doveva indirizzare i loro desideri e nemmeno castigare o premiarli.

I bambini avevano la totale libertà di provare di sbagliare e di provare ancora e ancora tutte le volte che volevano. In questo modo potevano sperimentare il senso di indipendenza.

Educare i bambini non significava solo metterli  in condizione  di scrivere il loro nome e far di conto ma plasmare individui capaci di dare, in futuro.

Secondo Maria nessuno è libero finché non è indipendente.

Esercizi di vita pratica anche le piccole mansioni quotidiane rientravano nel programma educativo della scuola come cucire bottoni, allacciarsi le scarpe, servire a tavola, sparecchiare o spazzolarsi i denti.

Questi compiti avevano un valore più alto del loro risvolto pratico portavano il bimbo verso l'autonomia e al tempo stesso lo rendevano responsabile consapevole di tutte le sue azioni e del suo impatto sull'ambiente e sugli altri i bambini si sentivano gratificati e ogni giorno era una nuova avventura.

I suoi metodi in base alle reazioni che osservava nei suoi piccoli alunni.

Il gioco del silenzio.  

Maria aveva scoperto che il silenzio era uno strumento prezioso per lavorare sulla concentrazione e sull'autocontrollo e per condurre i piccoli a una conoscenza profonda di tutto ciò che li circondava. Introdusse così il gioco del silenzio come attività quotidiana.

Maria insegnava a leggere tramite un modo apparentemente molto semplice.

Utilizzava un alfabeto tattile, realizzato con tesserine e lettere di carta vetrata. Con queste lettere i bambini imparavano in modo del tutto naturale stimolando il tatto, la memoria muscolare e la sensazione uditiva.

In pochi mesi i piccoli erano capaci di tracciare le lettere con un gessetto o un pennello e poco dopo leggere frasi semplici.  Alla fine i ragazzini della periferia abbandonata sapevano leggere mentre quelli che andavano a scuola a pagamento riuscivano a stento a sillabare.

Dai bambini all'umanità intera.

I bambini con cui aveva più fare Maria provenivano da un contesto sociale disagiato dove venivano costantemente offesi e umiliati dagli adulti.

 Maria li trattava con rispetto, cosa nuova e sconosciuta per la maggior parte di loro. Ma anche le loro famiglie ne venivano influenzata e positivamente. La vita nel quartiere  stava cambiando: erano apparsi i fiori sui davanzali di alcune finestre e non si sentivano più così tante grida e insulti negli edifici adiacenti alla scuola.

 Maria sapeva di aver scoperto come innescare la miccia dello sviluppo umano dei bambini L'infanzia era il momento più adatto per imparare a mettere in pratica il concetto e tutti i valori che ne derivavano.  

Il metodo Montessori si proponeva di far diventare il bambino un uomo nella versione migliore di se stesso.  Anche se Maria si era concentrata sui bambini riteneva che il suo metodo la sua filosofia dell'educazione abbracciasse qualunque fase della crescita.

 

Un’educazione intrisa di spiritualità

La Montessori con il tempo realizza che un'educazione intrisa di spiritualità, poteva gettare le basi per un’umanità diversa.

Vede che i ragazzi venivano cresciuti secondo ideali di competizione ed egoismo e che veniva insegnato loro a preoccuparsi solo di se stessi.

Nei suoi ultimi anni Maria sviluppò i principi di un’educazione cosmica ovvero aiutare i bambini e comprendere se stessi e vivere in conformità alla sapienza dell'universo, un cammino di autocoscienza basato sulla domanda più importante di tutte: chi sono io?

Il bambino impara a conoscersi  e a scoprire la sua missione cosmica.

Maria Aveva imparato ad apprezzare l'armonia del mondo, l'ecologia dell'esistenza che riconosceva ad ogni essere vivente un ruolo significativo.  Era convinta che ogni organismo vivente contribuisce al bene comune realizzando la sua specifica missione cosmica.

Questa Armonia non era generata dal caso ma era un progetto determinato di origine divina, è lo scopo della vita e rompe dire la legge misteriosa che governava ogni cosa e crea un mondo.

Secondo Maria, tutti gli esseri umani condividono la missione di costruire un mondo governato dal Divino.

La sua visione era profondamente spirituale imbevuta di buddismo e teosofia.

L'educazione non doveva essere considerata semplicemente come la preparazione a una carriera di successo o il preludio a una scalata sociale ma il processo con cui si cercava di risvegliare le forze divine nell'anima di ogni bambino per far sì che gli possa offrire il suo contributo al piano cosmico e che potesse compiere il proprio destino.

 Durante gli ultimi anni della sua vita Maria incoraggiava i suoi discepoli a modificare il suo metodo, convinta che il sapere umano progredito avrebbe dovuto evolversi con l'evolversi dell'uomo e adattarsi ad ogni tappa della storia.

I maestri erano veri e propri ingegneri sociali a cui era affidato il compito di migliorare l'umanità e ci sarebbero riusciti solo accogliendo la comprendendola, e amandola.

Per poter essere buone le persone dovevano essere amate e accudite.

Per pretendere la bontà Innanzitutto bisogna viverla in prima persona.

 Maria avvertiva che il mondo dopo due guerre mondiali dopo tanto inutile spargimento di sangue aveva imparato ben poco e non erano pronti alla pace

Era un concetto che risultava loro semplicemente estraneo, tanto estraneo come quel bambino che erano stati un tempo.