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N. 141 - marzo 2021
La Parola della Domenica

GUARIGIONE

FEBBRAIO 14, 2021

La settimana scorsa abbiamo trattato un tema molto importante e ci sono state anche molte ricadute di quanto detto nella vita operativa del nostro Centro. E questo ci incoraggia a continuare questa esperienza di condivisione della messa domenicale celebrata da Don Nicola, via google meet, come stiamo facendo da tempo.

“Siamo passati, leggendo il processo di riflessione suggerito dalle pagine del Vangelo attraverso tappe significative di cui oggi cogliamo un ulteriore sviluppo” esordisce così don Nicola, introducendo le meditazioni di oggi.”

Dalla Sinagoga, dal luogo cioè di chiusura e di riti formali, siamo passati alla casa di Simone Pietro, una casa abitata da più persone ma soprattutto dai sentimenti, dal bisogno di contatto e dal riconoscimento degli affetti che lega le persone.

Per passare poi, attraverso la testimonianza di Giobbe, al riconoscimento del dolore, ma anche della speranza inestinguibile in Dio, nonostante il dolore e la delusione.

Per arrivare, oggi, all’incontro con il lebbroso, narrato nel Vangelo secondo Marco (Mc 1,4045).

Ovvero all’incontro con la malattia, con il disagio, con l’emarginazione.

Cosicché, mentre nella prima lettura della messa di oggi, si parla delle disposizioni emanate, per fronteggiare la malattia, nelle parole del Vangelo avviene un passaggio. Un passaggio, in fondo, che riguarda ciascuno di noi. E che implica il riconoscimento che ciascuno di noi deve compiere, attraversare nella vita. Difatti, il percorso indicato e vissuto da Cristo rappresenta anche il nostro stesso percorso personale, dalla sinagoga alla casa, all’incontro con i sentimenti, più o meno dolorosi che, in genere, tendiamo a nascondere a noi stessi e agi altri.

Ma rinchiudersi, negare i propri vissuti, le proprie storie di vita, le proprie cadute non è vita.

L’incontro di Cristo con la malattia ci ricorda che siamo tutti ammalati, siamo tutti imperfetti. E la malattia, beninteso, non è solo quella fisica. Difatti, nessuno è integralmente sano ma la verità è che possiamo crescere anche di fronte al dolore che, in realtà, non possiamo mai eliminare del tutto. Esso, in realtà, fa parte di ciascun di noi fin da quando nasciamo.

Tutto ciò però ci impone una domanda: cos’è veramente la guarigione? Quando ci possiamo considerare realmente guarito. In realtà, la guarigione corrisponde con la nostra capacità di accettare i nostri limiti personali, senza illudersi di doverli o poterli nascondere.

L’incontro col lebbroso ci insegna quindi la condizione di disperazione, di solitudine, di emarginazione umana e sociale è un’esperienza con la quale tutti, prima o poi, sebbene in modi diversi, tutti sperimentiamo nella vita anche perdendo talvolta anche la dignità.

C’è un altro aspetto, poi, che colpisce e che don Nicola ha sottolineato come determinante per la crescita e la guarigione. Riguarda, in particolare, il richiamo ad un atto di volontà, nel processo di guarigione.

Infatti, per guarire, per riprendere e trasformare il disagio in occasione di crescita, in risorsa, c’ è bisogno anche di rapportarsi da adulti alla vita, e stabilire relazioni improntate alla responsabilità. Evitando di rimanere bambini passivi inerti e deresponsabilizzati, tutt’al più ossequiosi delle regole.

Lezione questa, rimarcata dall’esortazione successiva che Cristo fa al lebbroso guarito, vale a dire allorquando “ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse:

«Guarda di non dire niente a nessuno”.

Si tratta, ce lo sottolinea don Nicola, di una “rottura di esperienza” ma anche di un passaggio, di una proposta di rapporto di adultità.

In realtà, spesso, ci limitiamo a raccontare il fatto, l’esperienza, omettendo di esprimere il vissuto, la comunicazione dei sentimenti sperimentati, e delle acquisizioni anche spirituali che accompagnano tale esperienza che, peraltro, non è oggettivamente facile da condividere.

Ma se non avviene questa apertura, se non viene riconosciuta e condivisa questa esperienza interiore, non c’è effettivamente guarigione.

In effetti, quando dalla condizione di indegnità si passa ad essere testimoni, si compie un passaggio importantissimo. Ma spesso perdiamo questa occasione soprattutto quando rimaniamo chiusi nel nostro individualismo e ci autocondanniamo.

Il lebbroso in realtà, trasgredendo le severe leggi del tempo che imponevano l’esclusione assoluta dal villaggio dei lebbrosi, sfida le severe leggi del tempo nel villaggio e cerca un contatto vero.  E così facendo è cambiato tutto. Il malato è guarito, il bambino è diventato adulto. Pronto ad affrontare altre sfide, facendo del cambiamento continuo l’occasione per approssimarsi sempre più all’amore totale di Dio così come era avvenuto allo stesso Cristo nel Vangelo di domenica scorsa, allorquando si era allontanato dalla sinagoga per cercare una casa vera, dove ci fosse vita, persone, relazioni vere.