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N. 142 - aprile 2021
Cronache emotive

EDUCARE ALLA TECNOLOGIA

Computer, internet, videocamere, cellulari e l’intramontabile tv. Perché questi strumenti sono così amati dai giovani e temuti dagli adulti se in mano ai figli? 

Ma  tutto dipende dall’uso che se ne fa.

Solo che bisogna educare a questo uso e il primo passo è che gli educatori acquisiscano a consapevolezza delle opportunità e dei rischi dei mezzi in questioni: solo così potranno aiutare i figli.
Un approccio protettivo e di controllo può essere indicato nei confronti dei più piccoli, che si affacciano per la prima volta al mondo delle nuove tecnologie. Ma quando il minore cresce, è meglio lasciare spazio all’educazione progressiva, al rischio e a più complesse modalità di difesa. Quali?
I precetti generali sono due: selezionare le informazioni a disposizione e indirizzare l’utilizzo delle nuove tecnologie verso l’elaborazione critica, non passiva, di queste informazioni. Le altre regole, suggerimenti, accorgimenti variano secondo le situazioni. 
Se si parla sempre più spesso di dipendenze patologiche da internet e dal cellulare, qualcosa di vero c’è. La comunità scientifica ha dato anche dei nomi a tali disordini del comportamento e ci si comincia a occupare di questi “dipendenti” compulsivi più o meno come per i giocatori d’azzardo e le altre vittime di vecchie e nuove dipendenze.

Ma non vogliamo parlare qui di situazioni estreme. Limitiamoci all’uso eccessivo che si fa di questi strumenti.
Alla base di una buona educazione ai nuovi media c’è la sobrietà di cui s’è detto. Bisogna far capire ai giovani che ogni eccesso è nocivo. Che chi vive attaccato a queste protesi telematiche non è poi così socialmente apprezzato dai coetanei. Che ci sono possibili alternative per il tempo libero, a cominciare dallo sport, dal frequentare di persona gli amici, dal fare volontariato.
È importante discutere con i figli, essere presenti e ovviamente essere anche dei modelli. Se si abusa della televisione o dello stesso computer, è come con l’alcol e le sigarette: non si è credibili quando si predica di uscire all’aria aperta o di leggere un bel libro. Quante volte capita che il papà o la mamma che rimproverano i figli di continuare a digitare nervosamente sms anche a tavola, siano interrotti dallo squillo del proprio cellulare!
Essere vicini ai figli, specie i più piccoli, nell’uso degli strumenti significa poter valutare insieme criticamente ciò che si guarda in tv o s’incontra in rete: smitizzare, toccare spesso il tasto dell’ironia, mostrare la diversità di opinioni come legittimo confronto di idee ma anche come strategia per non credere ciecamente in qualcuno senza porsi domande... insomma la rete che presenta tutto e il contrario di tutto, così come il numero enorme di emittenti televisive, possono essere occasioni per allenare un apprendimento critico, la presa di distanza, la formazione di proprie convinzioni, la non passività di fronte a questi strumenti.

Uno spirito critico è fondamentale fin da bambini, purché sia utilizzato per la formazione della personalità, per la propria autonomia e responsabilità, per comprendere come vi siano sempre varie scelte possibili.

Nelle famiglie, nelle scuole, nei gruppi, è facile “criticare” gli altri, giudicarli negativamente, emettere sentenze che possono fare molto male. Allenare lo spirito critico guardando insieme ai genitori un film, uno sceneggiato, un reality o un blog in rete o, meglio, leggendo un giornale o un libro, è pedagogicamente ben più valido.
Educare alle nuove tecnologie significa anche far sentire il tempo non come un vuoto da riempire con lo strumento più a portata di mano, ma come un magnifico dono da organizzare nel modo più piacevole e finalizzato a mete concrete.
Ai tempi della comunicazione telematica, possiamo dialogare in internet con uno sconosciuto delle più sperdute isole del Pacifico, ma non con i nostri figli. È più facile sapere quello quotidianamente accade a migliaia di chilometri di distanza  che non ciò che accade nel cuore di nostra moglie o di nostro marito.