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N. 153 - agosto 2022
A proposito di

 LA FAMIGLIA DELLE POVERELLE

     “La casa fu in breve arredata, in una grande povertà. La Gabrieli (vice superiora della congregazione)  vi trasportò la sua roba e la sua scuola, e la sera del 21 maggio di quell’anno si recò ella stessa da Don Luigi, accompagnata dalle due giovani Nina Broletti e Marianna Serafini”. Dopo aver vegliato, pregato e celebrato l’Eucarestia nella chiesa dell’Oratorio maschile, Teresa Gabrieli pronunziò i voti di povertà, castità ed obbedienza, di inviolabile attaccamento alla S. Sede ed ai sacri Pastori e di dedizione ai poveri, soprattutto alla gioventù. La stessa sera ella condusse nella nuova casa una ragazza, che da sei mesi il Palazzolo le aveva affidato: orfana, abbandonata, sciancata e coperta di piaghe.

    Pochi giorni dopo Don Luigi, recatosi a Roma su invito di Mons. Valsecchi, durante gli Esercizi spirituali nella Casa dei Padri Gesuiti a S. Eusebio, sentì forte il desiderio di radicale povertà: «Mi si presentò alla mente che Gesù morì ignudo sulla croce e però sentii desiderio di povertà e abbandonar tutto…». Ritornato a Bergamo, decise di vendere tutto, a favore dei suoi poveri.

    Nonostante alcune difficoltà soprattutto per la novità dell’Istituto e per le dicerie che lo circondavano, altre giovani si aggiunsero alla Gabrieli. Inizialmente si dedicarono in prevalenza all’accoglienza delle orfane, che crebbero rapidamente.

    Negli anni successivi le comunità delle Poverelle continuarono ad espandersi: nel 1875 furono inviate a Vicenza, nel 1876 furono aperte due comunità in Bergamo, nella Parrocchia del Carmine, e nella Parrocchia di Borgo Palazzo. Nello stesso anno, il 21 novem­bre, fu inaugurata una nuova casa in Brescia.

    Ad un periodo di sosta, durante il quale il Palazzolo cercò di consolidare le sue istituzioni, nel 1885 seguirono altre fondazioni.

    Si erano delineati nel frattempo lo scopo e lo spirito dell’isti­tuzione, e andavano formulandosi le Regole: Don Luigi nel 1885 le sottopose all’autorità diocesana di Bergamo; il 12 maggio 1886, quando era già ammalato, come altre frequenti volte durante la sua malattia venne a visitarlo il Vescovo Mons. Guindani, che gli portò le Regole, con il Decreto di approvazione, rivolgendogli parole piene di conforto e di benignità paterna.