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N. - gennaio 1970
Conversando

LA CULTURA DELLA BANALITA' E LE NUOVE DROGHE

"La modernità liquida", per dirla con le parole di Z. Bauman, è "la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza".

Intanto le "nuove droghe" coinvolgono le vite di milioni di persone che sono difficilmente riconoscibili, in quanto dedite a stili di vita sempre più diffusi, mimetizzati, anche se non meno dannosi per sé e per gli altri. Nascondono il fortissimo potere di condizionamento e di proliferazione, essendo "culturalmente" diffuse. Stiamo parlando, per esempio, della dipendenza dal gioco, della dipendenza dai social network, della dipendenza da internet, della dipendenza dalla pornografia, della dipendenza dall'eccesso di informazione.

E a queste nuove droghe che, detto per inciso, non sostituiscono quelle "vecchie", dedichiamo uno spazio di approfondimento nelle rubriche del nostro caosinforma.

Rimane la consapevolezza che tutte sono caratterizzate dall'illusorio tentativo di coprire un vuoto sociale, ancor e personale. Difatti, sebbene le nuove droghe siano rappresentate da nuove sostanze chimiche più moderne e apparentemente meno devastanti, rimane il rischio serio, da non sottovalutare, di rimanere vittime di questi nuovi e sottili "oggetti del desiderio" che minacciano di alterare il nostro DNA mentale.

I sociologi sostengono che abbiamo costruito, e stiamo tuttora costruendo, una società sempre più banale, più vuota, più consumatrice di evasioni.

È una banalità che colpisce molti aspetti e che si è insinuata nel sistema della vita sociale. D’altra parte, l’essere banali resta, tutto sommato, una tra le molte opzioni presenti nell’esistenza umana. Sta di fatto che, in generale, tra le nuove generazioni di cittadini occidentali aumentano le attività banali.

Per constatarlo basta guardare in che modo essi ricevono le informazioni: sempre in eccesso, e tuttavia inconsistenti.

Essi elaborano queste grandi quantità di informazioni tramite supporti di facile assimilazione: via audio o sullo schermo, tramite messaggi stringenti, che quasi non richiedono alcuno sforzo intellettuale, o attraverso le reti sociali. Le generazioni emergenti disertano la stampa e, in particolare, i lunghi articoli di opinione; si accontentano, nel migliore dei casi, di occhieggiare i titoli.

 

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